Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      80 lezione quintaCento mila scudi in confettura? O questo è troppo. Pet la qual cosa gli eruditi coli1 aiuto de* manoscritti questo luogo in varie guise correggono. Tutti però convengono, cho o in fiori o in corone o in altra simigliali tei maniera, questa smisurata spesa si facesse nella seconda mensa : la qual correzione è molto probabile ; avvertendo Ateneo coli' autorità di Picearco, che grande spesa facevano per la seconda mensa nelle corone, negli un-guenti, ne' profumi e in simili materie. Ottone, ricever dovendo lo stesso Nerone, aveva disposto da per tutto cannelle d'oro e d' argento sgorganti unguenti odorosi e 1 tutto irriganti. Svetonio descrivendo la casa del medesimo ìmperadore: Cosnationes laqueatee tabuli» eburneis versatiltbus, utfiores exfistulis, etunguenta spargerentur. Eliogabalo, crudelissimo anche nelle delizie, da cosi fatte soffitte faceva talvolta cadere una pioggia si folta e si abbondante di fiori che soffogava i convitati, molti dei quali perirono annegati per si molle ed odorosa tempesta. Cleopatra banchettando Antonio, spese seicento scudi nelle rose, delle quali fece coprire tutto il pavimento fino all' altezza di un cubito. Di Elio Vero imperadore scrive Sparziano : Lectum eminentibus quatuor anaclin-teriÌ8 fecerat minuto reticulo undique inclustim, eumque foliis rosw, quibxis demptum esset album, replebat, ja-censque cum concubinis ve lamine de liliis facto, se te-gebat, unctus odori bus Persici*. lam Ma frequentante a nonnullis, quod et accubitaHones, et mensas de ro-im, oc liliis fecerit. Trebellio narra di Gallieno: Veris tempore cubiculo de rosis fecit : de pomis castella com-posuiL Non posso qui accordarmi col dottissimo Salma-sio che spone sparse di rose le mense e le camere ; non potendo capire come si potessero fare di rosele mense e le camere. Per vero dire se questi imperadori non lussuriavano altrimenti, che spargendo di rose i letti, le mense e le camere ; non faceva di mestiere, che quegli scrittori il menzionassero ; essendo cosa triviale e usitata


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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