Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      40 LEZIONE QUARTAOrfeo, il quale veniva adornato con una stola , e con una cetera, e comandato che sonasse e cantasse, a suon di tromba correvano cinghiali e cervi e tutte sorte di animali e, giocondo spettacolo de'con vitati, intorno alla tavola «affollavano. Questi chiusi apportavano gran frutto a'Romani, il quale alcuna volta di gran lunga trapassava la rendita dei poderi: sicché al padrone di più rispondeva la villa che il terreno. Vi fu alcuno che vendette in una volta per mille cinquecento scudi di tordi ; 'ed nitri ritraeva ogni anno altrettanto da'pavoni. Fornivano altresì di squisite e delicate vivande le mense di coloro che allo delizie della gola attendevano, somministrando loro in ogni tempo diverse salvaggine e d'ogni maniera uccellagione in gran dovizia. Imperciocché in que'chiusi, che con nome tratto dalla greca favella appellavano ornitoni che vale a dire uccelliere, delle quali fu inventore un certo M. Lelio Strabone, tenevano separatamente racchiuse tutte le sorte degli uccelli, grue, pavoni, polli d'India, galline di monte, polli, colombe, anitre, pernici, tordi ed altre generazioni, e ciascheduna specie ne'suoi distretti distribuendo ed appartando, l'allevavano enu» drivano in tanta copia che per lo più le colombaie erano di cinque mila colombi ; e non mancò chi vendesse cinque mila tordi tutti in una volta cavati dal serbatoio. E per appagare maggiormente la golosità de'lussuriosi in ciaschedun chiuso si di fiere come d'uccelli avovano i suoi serbatoi giusta la qualità degli animali, dove riserrati tenevangli al buio ed in riposo, e sostanziosi cibi largamente somministrando loro, sfoggiatamente gli ingrassavano. Anche i piccioni teneri tolti dal nido, quantunque ordinariamente grassi e buoni sieno, pure prima di vendergli per alcuni giorni gl'imbeccavano a sazietà, e gl'inzeppavano di pan bianco e sopraffine tre volte il giorno acciocché più grossi e più saporiti divenissero. I popoli di Delo furono i primi che cominciarono a in* grassare le galline, ma ciò fu proibito a' Romani dalla


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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