Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      so lezione terzale lodi e T eccellenza dell'Italia, ed è dagli scrittori tra l'opre maravigliose de'Romani annoverata, non fu fatta per altro, che per render quieta e sicura la stanza e la pastura a1 pesci, c trattenere e mettere ne' ceppi il mare, che con troppo impeto ed orgoglio traboccando nel lago gl'inquieta va c gli trasportava altrove. Lucullo ancora in que' contorni aveva tagliato un monte con ista^Éècchevole spesa per intromettere ne' suoi vivai il mare, e con tanto artifizio , che gonfiando il mare vi traboccasse la inarca, ed abbassando si ritirasse, e con questa reciprocazione, per lo crescimento e abbassamento del mare, si rinfrescassero le peschiere. Per la qual cosa Pompeo l'addimandava il Serse togato: perciocché siccome Serse per fatti di guerra traforò il monte Ato, e veleggiando lo trapassò colle navi; cosi Lucullo per fatti di pace, e per aver pesce a gran dovizia, aveva un monte traforato. Furono anche in quo' tempi di co-tal magnificenza nominati e famosi Filippo ed Ortensio, i quali per dileggiare loro frenesia, Cicerone chiama Piscinario*. Vedio Poi Lione a' tempi d'Augusto ingras-sava le murene della carne de'suoi servi, che a morte, per minimo fallo che facessero, usava condannare. Un giorno per avventura avendo convitato Augusto, e seco a mensa giacendosi, awenno che un tapineilo schiavo servente a tavola ruppe disavventuratamente un bel bicchiere di cristallo. Pollionc subito comandò che fosse gittato nel vivaio delle murene. H meschinello gittossi incontincnto a' piedi d' Augusto pregandolo che volesse intercedergli il perdono. S'affaticò Augusto troppo più che a lui convenisse di placare Pollione, ma fu indarno. Finalmente pregollo che volesse per servizio della tavola far portare tutti gli altri bicchieri più preziosi che aveva; e portati che furono comandò, che tutti dovessero essere spezzati o in cotal guisa punì la crudeltà e tracotanza di Pollione, e la vita al misero servo salvò. Or vedete dove va a terminare una sregolata passione^


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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