Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      a'tempi di Vairone valevano cinque scudi l'uno, e finalmente di lingue di fenicotteri. È il fenicottero un uccello grandissimo maggior del cigno; onde fu detto da Giovenale.
      ph&nicopterus ingens*
      È bianco altresì a guisa del cigno, fuorché nelle penne estreme dell ale, che sono del color della porpora ; d'onde trasse il nome di fenicottero. Nasce e soggiorna nella Numidia, e dee ad Apicio, che la sua lingua in gran pregio montasse. Pfuznicopteri linguam prcecipui sapori* esse Apicius docuit 3 ncpotum omnium altissimvs gurges.
      Or sentite la folle ghiottornia d* un altro famoso divoratore d'amplissimi patrimonio Questi fu Esopo istrione, il quale procacciò cento uccelli rarissimi tutti e singolarissimi, o per la soavità del canto, o per l'umana favella in cui fossero eccellentemente ammaestrati, e"pagolli quindici mila scudi; e fattigli ben cucinare ed acconciare in un gran piatto, mangiossegli con gli amici ; nulla alia inductvs suavitate} dice Plinio , nisi ut in his imitationem hominis manderete Nè fn egli eolo infatuato per si matta bestialità. Orazio ne suggerisce un altro esempio:
      Quincti progenies Arri, par nobile fratrum Nequitia, et nugisy pravorum et amore gemellftm, Luscinias soliti impenso prandere colmptas.
      Questi, per maggiore sfogo di prodigalità, gli usignuoli a caro prezzo comprati, non a cena, ma a desinare mangiar solevano ; il quale i Romani usavano far parcamente, e senza apparecchio di cucina* Ben dice Se-


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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