Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      jjje Conono vìnti e «confitti gli Spartani, sagrificando tenne tavola, e largamente gli Ateniesi banchettò, Alcibiade e Leofronto di Scio, avendo vinto ne* giuochi olimpici, tatti gli spettatori splendidamente a mensa ri* cevcrono.
      Archelao nella Giudea dopo aver pianto sette giorni la morte del padre, finito il lutto, banchettò il popolo, ed andò al tempio: teismo; li to*J; opftovc, /.ai xct&aXuua; tò t^vOe; ti; ts Upev; scrive Giuseppe Ebreo.
      I Greci ancora facevano cena por la morte de'congiurati, ma non pubblica e solenne ; perchè la legge di Soloue il vietava. Cicerone nel libro secondo delle Leggi lo ci insegna: seguebantur epulce, qua* inirent parente8 : o come altri, propinqui coronati, apttd quos de mortui laude: con quel eho segue. Ma i Romani ne' funerali facevano talvolta anche banchetto pubblico. Tito Livio nel libro 39 presso al fine : P. Licinii fu* neri* causa visceratio data, et gladiatore* septuaginta pugaaruntf et ludi fiute.br cs per triduum facti : poàt ludoa epulum, in quo cum toto foro strata triolinia essent, colgit pltroaque tobtrnocula statuire in foro, Dione nel libro S7. Nel medesimo tempo Fausto figliuolo di Siila per onorare la memoria del padre trapassato, fece gran fasta di gladiatori, e il popolo splendidamente banchetto^ e serpillo gratuitamente di bagni e d'olio. Cicerone riprende Vatinio, perciocché nel convito funerale d' Arrigo intervenne con la toga nera, sturbando con queir abito funesto l'allegria delle mense. Argento, veste, omni apparata, ornatuqite visendo* Soggiunge: cum tot koniinum mi Ili a accumberent, cum ipse epuli dominis Q. Arius aVjatus eesei ; tu in tem-plum Castoria tccisxi G. Fidulo citrato , ceterisque tuis furiia funeshivi ir^ttiìisii. In questo luogo fa menzione anche del convito di Fausto, e lo chiama epulum ma-gnijìcentissmum. Il medesimo Ciccrono nelT orasene in cui difende Murena, racconta che Tuborone , uomo


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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