Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      2 lezione primatristo, soleva ai lupini compararsi : perciocché siccome quelli bagnati ed inzuppati s'ammolliscono insieme, e s'addolciscono, cosi egli la natia sua durezza ed amarezza, becndo e ne'bicchieri attuffandosi, deponeva. E Platone esortava Senocrate, uomo per la soverchia rigidezza della uatìira- hkrat&fiilfr, a rallegrarsi ; dicendoli sovente, che sacrificasse alle Grazie, cioè a dire, che, becndo e sollazzando tra gli amici, ammollisse la soverchia durezza della natura, e temperasse l'asprezza e salvatichezza de1 costumi Catone ancora , siccome uomo nella stoica disciplina ammaestratissimo, austero e rigido di costumi, non disdegnava spesse fiate di bere allegramente, e d1 avvalorare col vino, ed infiammare 1* anneghittita virtù, come n avverte Orazio con quei versi,
      Narratur et prisci Catonis
      Scepe mero caluisse virtus.
      E Seneca della stessa setta c'esorta a bere alcun» volta fino all' ebrietà, non per sommergere nel vino la mente, ma per sollevarla con ravvivare lo spirito e riconforta rio.
      . Che s'egli avviene per avventura, che una qualche lieta brigata d'uomini savi e*scienziati, qual'è la vostra , b' aduni a tavola, oltre al sollievo degli animi, quanti buoni e salutevoli insegnamenti a' apprendono da' piacevoli e dotti ragionamenti de' convitati ? Diceva colui, che le cene di Platone erano dilettevoli anche il giorno seguente ; perocché mancata la dilefr tazione sensibile del palato, non mancava 1* intellettuale dell' animo, che pasciuto di saggi ammaestramenti ai spassava in Bublimà e nobili pensieri, e si nutriva della cognizione delle cose udito ed apparate da quel gran filosofo. Oli antichi scrittori ci additano quali fossero» e quali esser debbano le cene Aeravi Nel conviti di


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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