Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      PREFAZIONE XVIl Camus gli dà lode di aver posto V animo alla risoluzione delle antinomie del diritto romano; il Niccolini di essersi elevato dallo studio del diritto positivo alla contemplazione della ragione della natura e delle genti. Certo non era un intelletto da restare ai testi. Onde fu prescelto da Cosimo III ad insegnar questa scienza delle leggi a Gian Gastone, e avanti ad Augusto re di Polonia, allora principe succe-dituro, ragionò nella scuola pisana quasi estemporaneamente sopra le rappresaglie appartenenti alla ragion delle genti.
      Anton Francesco Gori pubblicò veramente solo due volumi delle Lezioni toscane del nostro Ave-rani ; il primo nel 1744, il secondo nel 1746. Il terzo, ove si contengono le lezioni che ristampiamo intorno ai Vitto e alle Cene degli antichi uscì in Firenze presso Gaetano Albizzini nel 1766, con prefazione del canònico Andrea Pietro Giulia-nelli, in forma di lettera a Mattia Damiani Volterrano poeta illustre, che seccato dalle istanze fin del bel sesso aveva in animo di pubblicare le sue graziose liriche poesie. Il Giulianelli che aveva pubblicato in Soma un trattato delle navi turrite degli antichi tesse un catalogo di scrittori di cose convivali, e loda naturalmente, come facciam noi, sopra lutti l'Aver ani. Dice che il vanto dell'antiquaria restava ancora agl'Italiani, vinti dagli Oltramontani nelle scienze per mancanza di necessari aiuti. — e che delle infinite dis-


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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