Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

Intro (3/12)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      PREFAZIONEVoi cittadini mi chiamasi* Ciacco Per la dannata oolpa della gola.
      Danti.
      Di tutti i peccati capitali il più abietto è la gola. V è un giusto orgoglio, una santa ira, un' utile avarizia ; V invidia è in sostanza un anelito all'eccellenza; la lussuria è un traviamento dietro all'idea del bello; Vaccidia spesso si confonde col dolce far niente delle menti pensose e poetiche ; la gola non ha altro ideale che il tristo sacco. / Pitagorici la purificarono nel vitto vegetale e nell1 acqua; i poeti l'affinarono nell'ambrosia enei nettare. Dall'antropofagia ai pasti (T ambrosia il tratto è grande ; ma si va sempre da una materialità all'*altra; dalla orribile alla delicata e squisita. La scienza d'A-picio non sarà mai ideale e poetica.
      Quando si legge del lusso della mensa presso i Romani, si comprendono le macerazioni e i digiuni degli asceti.
      Mele e locuste foron le vivande Che nutrirò il B&ttiata nel deserto.
      Si comprende che V imaginazione esaltasse la parsimonia del secol primo cheFé' savorose per lame le ghiande E néttare per Bete ogni ruscello.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

Intro (3/12)






Ciacco Per Vaccidia Pitagorici A-picio Romani Bete