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   Capitolo terzo
   augusto, che sta a capo della nostra religione, può esercitare in modo molto più libero, molto più indipendente, il suo sublime ufficio, custodito dall'amore, dal rispetto di ventidue milioni d'Italiani, che difeso da venticinquemila baionette.
   Di un presidente del Consiglio dei Ministri per dichiarare esplicitamente /'opinione del Ministero sulla « Questione Romana » (').
   .... La questione della Capitale non si scioglie, o Signori, per ragioni nè di clima, nè di topografia, neanche per ragioni strategiche; se queste ragioni avessero dovuto influire sulla scelta della capitale, certamente Londra non sarebbe capitale della Gran Brettagna, e forse nem manco Parigi lo sarebbe della Francia.
   La scelta della capitale è determinata da grandi ragioni morali. E il sentimento dei popoli che decide le questioni ad essa relative.
   Ora, o Signori, in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali, che devono determinare le condizioni della capitale di un grande Stato. Roma è la sola città d'Italia che non abbia memorie
   (') Con l'annessione del regno di Napoli la questione della capitale del nuovo Regno italico si fece gravissima. Torino, posta al confine settentrionale dell'Italia non poteva più rimanere la Capitale di un regno che si stendeva sino al Capo Passaro e a Pantelleria. La questione della Capitale e quella Romana ormai formavano una questione sola. E sottoposta al Parlamento nella seduta del 25 marzo 1861, Cavour pronunciò su l'argomento un discorso memorabile quanto, se non di più, di quello pronunciato sullo stesso argomento l'u ottobre del 1860.
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