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Capitolo terzo
che sta sopra di noi, che cerca sempre l'infinito ed ha sete inestinguibile del divino.
A Voi piacque invitar me a questa sì splendida e sì patriottica festa; è per me onore grande e ve ne porgo .i più cordiali ringraziamenti.
Esprimere ciò che in questo istante sento qui dentro non è possibile; troppo grande, troppo sublime è lo spettacolo che mi sta dinanzi.
Qaal tempo mai di questo più grandioso, come mi scriveva in una sua brillante lettera il vostro Comandante in secondo ! — Di fronte, a destra ed a sinistra ci sta l'incantevole riviera, a guisa di incomparabile anfiteatro coronato da formidabili forti; lì nel centro si asside maestosa la città, a cui per unanime consenso sta bene il titolo di « Superba » e che in sè compendia oltre a dieci secoli di storia gloriosa: a' suoi piedi il secondo porto, e tra non molto, speriamolo, il primo porto del Mediterraneo.
Noi siamo qui ritti su questa nave, vera fortezza natante e sotto di essa la profondità del mare.
Laggiù a mezzogiorno, dovunque gira lo sguardo, l'immensurabile distesa delle acque, che sembrano sfumare e perdersi nell'orizzonte; sopra di noi l'immenso padiglione di lieto azzurro, da cui oggi piove tanta luce e tanto sorriso sulla nostra bandiera e qui intorno accalcata su cento e cento barchette, la folla che tacita guarda, ammira, ascolta e gioisce! Spettacolo più stupendo io non vidi mai !
Signore e Signori ! Contemplando queste rive, questa città, questo porto, da cui sferrarono tante navi e questa corazzata, ultima forma della scienza nautica militare, il mio pensiero risale il corso dei. secoli e spazia nelle memorie storiche della marina italiana.
Non vi spiaccia seguirmi per pochi momenti.