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Capìtolo terzo
su quei forti invoca la pace dei giusti, e domanda per essi la luce eterna. La Chiesa li riconosce, li proclama suoi figli e a ragione.
Essa li rigenerò nel battesimo; essa impresse sulla loro fronte il segno della Croce e li unse e li consacrò col Crisma della salute; esse li crebbe e nutrì sul suo seno, essa li vide tante volte affollarsi ne' suoi templi, inginocchiarsi e pregare a pie' de' suoi altari ; essa li vide accostarsi alla mensa degli angeli, li vide per obbedienza veleggiare a quei remoti lidi e vittime del dovere soccombere sotto il ferro nemico. Ah ! quei cari giovani, usciti quasi tutti dal popolo delle campagne, ancora si pieno di fede, in quei momenti supremi e terribili, allorché videro inevitabile la morte, certamente pensarono alla patria, alla famiglia, ai genitori, alle sorelle, ai fratelli, alla chiesa del villaggio, dove fanciulli pregavano e fecero la prima comunione e tante volte si confessarono; vi pensarono, desiderarono di morire coi conforti della religione e quel Dio, che guarda ai cuori, accolse i loro desideri, e gradi il sacrificio del dovere.
Sia pace dunque, sia onore, sia gloria a quei magnanimi figli che fecero maravigliare l'Europa colla loro disciplina e col loro eroismo!
Mentre la Chiesa prega per essi e li benedice, la patria, sollevando alteramente la fronte con legittimo orgoglio, addita quella tomba a tutti i suoi figli, sicura che se un nemico qualunque un giorno si presentasse sulle sue frontiere, in tutti i suoi soldati essa troverebbe gli emuli e i degni fratelli degli eroi di Dogali. Mirabile cosa! Una sventura, se questa è sventura, alita su tutta la penisola un soffio potente di vita e di entusiasmo, scuote tutte le fibre, sopisce i dissidi e unisce tutti i cuori nel sentimento della pietà, nell'amore della patria.