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Capitolo terzo
di un popolo risorto. In quel giorno, in Milano, era l'Italia che si sentiva rinascere.
Ma non è solo la ricordanza d'un lieto giorno, di una vittoria liberatrice che qui commuove l'animo nostro. E un sentimento assai più profondo e più sublime. Chi mai, in questi luoghi, non sentirebbe rinascere ardente la gratitudine verso quella Francia, che qui versava a torrenti, per una causa che non era la sua, il suo sangue generoso? Chi non sentirebbe un profondo rispetto per quelle schiere austriache, che qui hanno fortemente combattuto per l'onore del loro Sovrano e della loro bandiera, e hanno lasciato tante vittime gloriose su quest'arena sanguinosa? L'Italia ha cancellato dall'animo suo ogni rancore del passato. L'Italia vuole essere nel mondo un elemento di pace e di progresso. Forte e sicura di sè stessa, non soffrirebbe d'essere offesa, perchè essa è conscia di avere nel petto dei suoi figli un insuperabile baluardo, ma nulla è più lungi dal suo pensiero che l'offendere gli altri. E qui dove, venticinque anni or sono, per lei si combatteva una tremenda battaglia; qui, dove pietosamente sono raccolte le reliquie dei nemici e degli alleati d'un tempo; essa fa il voto che si affretti l'aurora di quel giorno, troppo ancor lontano, in cui, cancellata ogni traccia di dissidio, soffocata la voce della prepotenza e della vanità, si affratellino i popoli d'Europa in un pensiero di pace e di concordia; in cui i sacri diritti dell'umanità, più che nel ferro, abbiano la loro difesa nella coscienza delle nazioni e di chi le governa (').
(') Questo discorso meraviglioso del compianto e venerato pensatore lombardo è stato pubblicato nelle Opere di Gaetano Negri. — I. Nel presetite e nel passato, Profili e Bozzetti storici. 2a ed. Milano; Hoepli. L. 4,50.
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