Capitolo terzo
la congiunzione delle due colonne e ricominciava il movimento.
Questi campi che noi abbiamo davanti furono conquistati palmo a palmo. Alle sei di sera, Mac-Mahon trovavasi col suo corpo d'armata, schierato su due linee, qui, davanti a Magenta. Ma la posizione era formidabilmente occupata e difesa. Gli sforzi eroici degli assalitori vengono a rompersi contro la eroica resistenza degli assaliti. Il generale francese non ha nemmeno un uomo in riserva, tutte le sue truppe sono sulla linea di combattimento: egli corre, pertanto, un supremo pericolo. Sono le sette; si avvicina il momento fatale, in cui le sorti della battaglia saranno decise. Quand'ecco un ufficiale italiano presentarsi a Mac-Mahon, quand'ecco squillare a sinistra le trombe dei bersaglieri. Un urlo di gioia s'innalza dalle schiere francesi. « Dite al vostro generale », grida il Mac-Mahon all'ufficiale italiano, «ch'egli oggi mi ha reso un grande servigio». Colui che aveva reso questo grande servigio era il generale Manfredo Fanti. Con una divisione piemontese egli aveva passato il Ticino a Turbigo e, comprendendo il pericolo, era accorso sulle tracce del generale Espinasse. Modificando opportunamente gli ordini ricevuti superando gli ostacoli che gli presentava la via sbarrata dagli equipaggi francesi che avevan cominciato a ritirarsi precipitosamente da Mercallo, riesce a giungere sul campo di battaglia in tempo per assicurare la vittoria ai Francesi. Il Mac-Mahon, sentendosi difeso alle spalle ed al fianco, corre di nuovo, con tutte le sue forze, all'attacco. Su questo terreno su cui ci troviamo, lungo il tracciato della ferrovia, negli steccati della stazione, più tardi, davanti alla chiesa e intorno al cimitero, avviene l'urto terribile. Le vie, le case, sono prese ad una ad una; dovunque si sparge la strage e la ro-