Capitolo terzo
nè rancori, nè pregiudizi ; in cui non risuona che la voce della gratitudine; in cui rifioriscono le ricordanze più sacre e più gentili. Chi non sente la sublime grandezza degli avvenimenti che il nome di Magenta ridesta al nostro pensiero? Qui un popolo oppresso risorgeva a vita pel sangue di un'altra nazione, la quale, condotta da un possente Sovrano, era venuta al suo soccorso. Quel popolo, pronto, sagace, pieno di baldanza, ha saputo ricomporre, in una forte e duratura unità, le sue membra disperse; ma intanto la nazione che lo aveva soccorso e che ha lasciato, su questo suolo, tanti suoi figli, era colpita da grandi sciagure, e il possente Sovrano è morto sconfitto, esiliato, abbandonato! Quale tragica eloquenza in questi profondi rivolgimenti di casi !
Come noi ci sentiamo piccini ed impotenti in faccia alla forza arcana che tutto governa ! Crudele bizzarria del fato! Magenta fu una vittoria francese : eppure se, a Magenta, non si fosse combattuto, quanti mutamenti in Europa, e quante catastrofi non sarebbero avvenute! Il sangue francese che qui si è versato, riconosciamolo altamente, o signori, non fu versato per la Francia; ed è appunto per questo che il ricordo della giornata ci fa tanto pensosi, e ci inspira una commozione in cui non so, se sia più viva la gioia, la gratitudine o la tristezza.
Ricollochiamoci un istante col pensiero nelle condizioni in cui l'Europa era venuta a trovarsi dopo gli avvenimenti del 1848. Un soffio di reazione era passato, come una bufera, su tutte le nazioai già sconvolte dalla rivoluzione, e un nuovo periodo, analogo a quello che era trascorso dal 1815 al 1848, pareva si fosse inaugurato. Ogni aspirazione alla libertà, all'indipendenza, era stata soffocata, e le stipulazioni del trattato di Vienna
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