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Come devo parlare in pubblico?
Esempi di discorsi per le varie occasioni della vita
Jacopo Gelli
Ulrico Hoepli Milano, 1912, pagine 464

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'intelletto, e gli altri che campano la vita col rude lavoro, scoprirsi il capo e chinare la testa davanti alla modesta bara in cui erano racchiuse le spoglie mortali del nostro maestro ed amico: Pietro Arnoldo. Chi salutava era a noi straniero; la salma ossequiata era quella di un italiano.
   La ragione di siffatto omaggio alla memoria di persona che ci fu cara, voi, o signori, la indovinate. Il nostro compianto amico apparteneva alla schiera di quelli eroi che da umile condizione seppero salire a' più alti gradini nella vita sociale per forza di onestà e di religione nel dovere e nel lavoro.
   Pietro Arnoldo fu uomo semplice. Nato da poveri genitori, aveva lottato e vinto; ma per raggiungere la modesta, sebbene onoratissima posizione conquistata, che a lui doveva garantire il pane nell'età ineluttabile della decadenza fisica, egli, il nostro compianto maestro, aveva assaporato tutto l'amaro calice di quella trafila, nella quale il cibo quotidiano è fatto di dolore, e le bevande di lacrime di sangue; ed aveva combattuto le battaglie più aspre durante un periodo lungo, nel quale l'anima sua nobilissima ebbe per lenzuola le ortiche e per guanciale i cardi !
   Pietro Arnoldo fu un veterano della nostra arte prediletta. A quindici anni lasciò il comune di Forno di Zoldo per campare la vita; a sedici è soldato. Nel 1869 è a Parma, sotto l'Enrichetti; e nel 1871 lo troviamo finalmente sottomaestro di scherma nel 310 reggimento di fanteria. A 32 anni abbandona la vita militare, e dopo numerosi disinganni, dopo lotte inaudite contro ogni sorta di vituperevoli azioni, frutto dell'invidia de' malvagi ed invidiosi colleghi, emigrava a Graz per insegnare l'arte sua in quella società di scherma.
   Presso codesta benemerita e civile associazione l'Ar-