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Capìtolo terzo
io0 Discorsi commemorativi.
Di un magistrato che toglie la seduta del Tribunale per lutto nazionale (' ).
Una voce di dolore, partita dalla culla gentile della civiltà, è venuta sino a noi, e freme in mezzo a noi in questo momento. L'Italia oggi piange tanti nobili suoi figli, e vuole essere consolata. In questo momento nessuna altra cura deve esservi pei suoi figli, che associarsi al lutto della madre ed alleviare il dolore e la sventura. Ed io, interprete di questo pensiero, di questo sentimento generale, tolgo per oggi la seduta e mando un saluto reverente alla terra sventurata di cui in questa causa figura una nobile rappresentanza (').
(') Al mattino del 28 dicembre 1908 un terremoto, accompagnato da un maremoto non meno formidabile, distruggeva Messina e Reggio Calabria, due tra le più belle e ricche città della nostra Italia. L'ecatombe immane piombò nel cordoglio più sentito l'intera nazione. Il presidente della prima sezione del Tribunale Civile di Roma, cav. Tempe-stini, misurando il dolore di tutti, tolse la seduta con queste nobilissime parole.
C) L'on. avvocato Aguglia.