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Capitolo terzo
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Di ringraziamento e di saluto in nome di una Società sportiva ai giurati e ai vincitori di un concorso (').
Bevo alla insuperabile Giuria del nostro torneo; bevo ad essa in nome di quanti ne han seguita l'opra, ardua, solerte, esemplare: e ciò che è e sarà il suo orgoglio, e che è l'applauso più bello: bevo ad essa anche in nome dei vinti.
Per l'amore delle armi, con l'amore della Giustizia, cui ho dedicata la vita, io vi ho visto, o signori della Giuria, coll'occhio fiso ed attento, coll'agitarsi della persona, seguire nella espressione del volto, nelle movenze del corpo, i palpiti ed i moti, gli attacchi e le parate, le finte, gli arresti, ed i colpi di ciascun schermitore: discutere cortesi, giudicando con sapienza di maestro, con equità di giurato, e squisita gentilezza di gentiluomo sempre. Cosi che, mentre i torneatori strappavano unanimi applausi, un bravo di cuore per voi, mi correva sul labbro, sospintovi dall'ammirata coscienza.
A tutti Voi, al vostro Presidente, che riassume la vostra giustizia, grazie ed evviva.
Ma sento per un fluido che attraversando i vostri petti giunge al mio cuore, un comune palpito generoso, che vorrebbe levarsi in un grido! Io lo raccolgo, lo mando e Voi applaudite: Evviva i vinti!
(') Questo discorso fu pronunciato dall'avv. A. Graffagni, che fu poi deputato, in nome della Società Cristoforo Colombo di Genova, al pranzo offerto dal Comitato alla Giuria e ai vincitori dei primi premi del torneo internazionale di scherma, la sera del 22 giugno 1892.