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Capitolo terzo
Voi apprendeste che la cultura rende rispettata la patria: voi apprendeste che la coltura rese rispettata l'Italia perfino nel servaggio.
Fiducioso che sia questo il vostro intento, vi reco il cordiale saluto dell' Università di Roma, esortandovi a quell'affratellamento che saprà rendere, come rese, grande la patria italiana.
Di saluto del sindaco della Capitale (') ad un sovrano straniero.
I vincoli di solidarietà intellettuale che da ben venticinque secoli strinsero tra loro greci e romani, antesignani dell'umana civiltà, non si rallentarono col trascorrere dei tempi, dacché noi tuttora scrutiamo il pensiero profondo degli uomini sommi dell'antica Grecia e ne ammiriamo le opere eternamente belle. Nel darvi pertanto o Sire, il benvenuto in Roma, l'animo nostro vivamente si compiace che quei vincoli siano resi ancor più saldi dalla visita vostra all'amatissimo nostro Re nella capitale d'Italia. Essa ne serberà il più gradito ricordo e per mezzo mio vi ringrazia, augurando a Voi, alla Reale Famiglia e all'ellenica Nazione ogni maggiore prosperità e un glorioso avvenire.
(') Il 23 novembre 1906 il re di Grecia faceva visita ai Sovrani d'Italia. Il sindaco di Roma, senatore Cruciani-Aliprandi, secondo la consuetudine, portò il saluto di Roma al Sovrano Ellenico all'Esedra di Piazza Termini.
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Maestà !