Discorsi di presentazione
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la realtà, tra il pensiero e l'azione — travaglia l'età in cui viviamo.
Da un lato la scienza applicata alle forze della Natura abbrevia, sopprime quasi, le distanze dello spazio e del tempo; sviluppa le industrie, agevola i commerci, moltiplica i sociali contatti fra i Popoli; tende a far della terra come una grande città delle Genti. E le più alte aspirazioni del pensiero, nutrite dalla progrediente conoscenza della storia dell'Umanità, precorrono a nuovi e più vasti ideali di universale associazione di Libertà, di Equità, di Giustizia.
Dall'altro lato, il sistema degli Stati europei, stabilito su falsa base da secolari arbitri e violenze, sacrifica ad interessi parziali di Governi che s'insidiano a vicenda, a sinistre emulazioni di classi, a pregiudizi volgari di razza, le norme eterne della Natura e del Diritto e i provvidi criteri del Bene comune.
In faccia ai sereni orizzonti della Scienza, nunzia del Vero e foriera di Civiltà, la vecchia Europa — discorde in sè stessa, gravida d'armi e d'eserciti — mente libertà, pace, ordine, sicurezza sociale, sull'orlo di un abisso che minaccia distruzione e rovina.
E nondimeno, se v'ha speranza di salvezza per le Nazioni europee, tale speranza dipende dai progressi della Scienza stessa, in ordine ai mezzi ond'hanno incremento i ravvicinamenti umani, e alla definizione delle leggi e delle regole dalle quali dipende il buono e riposato vivere civile.
Ma, ad una condizione: che la Scienza, cioè, stringa intima compagnia con la coscienza morale dell' Umanità; non sia timida amica al Giusto; non dimezzi la libertà del pensiero, reclamandola intera nel campo delle ricerche naturali, adulterandola di reticenze e di pavidi rispetti verso la menzogna, l'errore e l'iniquità, nel campo delle cose religiose e civili.