Discorsi di presentazione
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   questi interpreti e consolatori meravigliosi delle anime afflitte !
   Ma egli fu anche il costante amico dell'Italia non solo nei giorni lieti, il che è ben facile, ma nelle ore più tristi e più cupe del nostro riscatto nazionale, dopo il 1849, quando Roma ricadeva sotto la signoria sacerdotale e dopo Mentana, quando non si potè ancora liberarla. E dalla solitaria isoletta dove pativa nel volontario esilio, egli scriveva, nel 1867, questi dolcissimi inviti a Garibaldi:
   Frère, nous dirons tous le deux, notre histoire;
   Tu me racconteras Palerme et ta victoire,
   Je te dirai Paris, sa chute et nos sanglots,
   Et nous lirons ensemble Homère au bord des flots...
   Per questo amore di Victor Hugo all' Italia e a Garibaldi noi mandiamo anche più vivo e più intimo il nostro libero saluto al popolo di Francia; e lo porterete Voi a Parigi, degni e cari confratelli della stampa francese, Paul Vibert e Léon Bouet, con la più fervida esposizione; lo porterete Voi segnatamente, o generale Tiirr, sulla cui bella testa splende l'aureola di tre nazioni libere e grandi : 1' Ungheria orgogliosa di avervi dati i natali, la Francia che vi ospitò cortese nel Vostro onorato esilio, l'Italia, per la quale eroicamente pugnaste a fianco di Garibaldi, che tanto Vi prediligeva.
   Le feste in onore di Victor Hugo acquistano, o Generale, dalla Vostra presenza, un'intonazione epica e sotto i migliori auspici si iniziano acclamando il Vostro nome glorioso.