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Capitolo terzo
che aveva tradito l'idea di Dio il mostro che aveva partito in sette il popolo italiano. Or, chi oserebbe imporsi a Dio? Eppure non mancano gli audaci, i quali, contravvenendo alla legge eterna, si oppongono al Signore; e, dobbiamo dirlo con vero rammarico, essi sono coloro che si dicono suoi ministri.
Ma essi non prevarranno, perchè l'Italia è assai forte e sicura di sè per non temere i conati della ribellione.
Non prevarranno; e, forse, rinsaviranno.
I ministri del culto sanno, o dovrebbero sapere, che, predicando la ribellione alle leggi, l'opera loro gioverebbe agli anarchici, i quali rinnegano Dio ed il Re. Nè tale opera potrebbe andare impunita.
Fermiamoci qui, e non turbiamo questa solennità, alla quale tutta Italia concorre. Il giubileo nazionale deve rammentare a tutti noi, che certi periodi storici, solennizzandosi, ci ammoniscono essere nostro dovere di mantenere e difendere il patrimonio delle vittorie morali, conquistato con lunghi anni di sacrifizi, e che dobbiamo rimettere integro alle altre generazioni.
E questo monumento, che a nome della Commissione da me presieduta, consegno al Municipio Romano, perchè lo tenga in vigile custodia, non poteva essere innalzato con altro scopo, che quello del dovere che a noi impone il passato.
Viva il Re! Viva l'Italia!