Discorsi inaugurali
257
I due astri erano il Re e Garibaldi.
I nemici dell'unità vorrebbero interpretare la festa odierna quale offesa al capo della Chiesa cattolica. A loro giova asserire questo, per ribellare contro la patria le coscienze timorate. Ma il buon senso popolare resiste a codesti artifizi, perchè tutti sanno, che il Cristianesimo, di sua natura divino, non ha bisogno del cannone per esistere.
Se il Cristianesimo, con la parola di Paolo e di Crisostomo, potè, senza l'aiuto delle armi temporali, conquistare il mondo, non si comprende perchè il Vaticano debba ancora ambire il principato civile per l'esercizio delle sue funzioni spirituali. Se il Vangelo, siccome anche noi crediamo, è la verità, se col solo apostolato potè propagarsi, con l'apostolato potrà mantenersi e vivere.
E sia detto il vero: non è a tutela, nè pel prestigio della religione, che gli avversari nostri invocano la restaurazione della potestà civile della Santa Sede; ma per ragioni umane, per avidità di regno, per terrene cupidigie. Essi però non riflettono, che il principe temporale non può esser santo, non può essere impeccabile, non può aspirare alla celeste beatitudine in questo mondo.
Le armi materiali, le violenze legali, legittimate dalla ragion di Stato, violano l'animo di un semidio, gli tolgono ogni prestigio, attutiscono ogni sentimento di venerazione pel vicario di Cristo sulla terra, il quale è fatto per predicare la pace, per assolvere i figli dì Adamo, con la preghiera e col perdono. La religione non è e non dev'essere funzione di Stato; essa conforta i credenti con la speranza in un avvenire eterno, essa alimenta lo spirito della fede, e per ciò la religione è santa.
J. Gblli. 17