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Capitolo terzo
na, concordata coi despoti, quando ai popoli era negata ogni volontà ; la loro servitù era una menomazione della sovranità nazionale, alla quale l'Italia ha diritto per ragione della sua esistenza.
Questo giorno, questo luogo, rammentano le lotte più faticose e feconde, che la libertà abbia mai combattuto contro la tirannide. Dal 4 luglio 1849 al 20 settembre 1870, gli anni corsero assai lunghi per coloro che soffrirono, ma essi furono l'ultima prova del principato civile della Chiesa, avendo questo dimostrato che era impotente a vivere con le proprie forze, che a reggersi aveva bisogno delle baionette straniere, delle quali alla sua volta era schiavo in tutti gli atti suoi.
Qui Garibaldi, il 30 aprile, dopo lungo e sanguinoso conflitto, nel quale caddero vittime gloriose i suoi migliori soldati, cacciò oltre le mura l'invasore, il quale, non provocato, aveva assunto la barbara missione di restaurare la tirannide sacerdotale. Riprese le ostilità, dopo che la perfidia e la frode erano state infeconde, in questi colli si combattevano le più aspre e dure battaglie, finché, sopraffatti dal numero, e difensori del diritto dovettero cedere alla forza. Ma il diritto non perisce, perchè immortale; violentato, incatenato, attende pazientemente il giorno della risurrezione.
E questo giorno per noi fu il 20 settembre 1870.
Narra la leggenda, che alla madre di un martire caduto qui, nei tormentosi deliri pel figlio perduto, siano apparsi in visione i vendicatori della grande ingiustizia del giorno, i quali in un tempo non lontano, avrebbero rilevato la patria oppressa. Agli occhi della Veggente sorgevano dagli opposti orizzonti, dalle Alpi e dal Mar di Sicilia, due grandi astri, l'uno avente la forma dell'aquila, l'altro la faccia del leone.
I due celesti luminari si avvicinarono alla terra, e la riempirono di luce.