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Capitolo terzo
arguzie e sapienze, e soccorreva in segreto, e incuorava in pubblico. Cosi chi era andato da lui con angoscia, se ne partiva con dei pensieri fioriti e nel cuore il ristoro di una benedizione.
Per propagare tutta questa bontà e tutta questa bellezza, egli parti di qui, da questa casa mesta. Qui egli vi è nato, o Canavesani, e qui vi è morto. Era vostro questo grande italiano, ed egli lo sapeva, ed ha voluto dormire con i vostri vecchi. Fu anche questo un pensiero di padre. Ha lasciato indietro per le vie del mondo la sua gloria e si è accontentato di un po' di pace sotto le zolle natie. Conducete i vostri figli presso quel tumulo. Raccontate loro chi egli fu, voi che avete avuto la fortuna di vederlo, sicché il giorno in cui essi potranno prendere in mano i suoi libri sappiano quale nobile cuore inspirò quell'altissimo ingegno.
Dite loro che egli era un fortissimo uomo, dal volto maestoso, che impugnava arditamente il bastone e saliva verso i monti; e sui monti, presso altari enormi di ghiaccio e sotto domi di azzurro silenzioso, chiamava i vecchi spiriti della fantasia italiana e pregava le sue preghiere pittoresche e commosse ; dite loro che per una virtù misteriosa che questi spiriti gli infusero nel petto formidabile, egli vedeva tutte le vite che gli altri non vedono, e quando passava davanti alle rovine dei castelli Valdostani sentiva grandi strepiti di signorie e vedeva grandi pompe di corteggi; dite anche che egli sapeva il modo di imprigionare in certe sue prigioni d'oro queste figure ferrate e incappucciate, per la forza che gli dava un amuleto irresistibile: la parola. Gliela pose sulle labbra il padre che era anch'esso un grande incantatore di anime; quando il ragazzo crebbe ad uomo, ebbe una voce forte e dolce come tuono di maggio; e tutte le parole d'Italia correvano verso quella