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e di cose in tutta l'opera sua; un piglio franco, deciso, disinvolto che rivela un pensiero sano, un cuore saldo e una mano vigorosa. Egli conduce i suoi personaggi fino all'audacia, fino al rischio, ma con la stessa semplicità vigile e intrepida che hanno nei pericoli e nelle fatiche le taciturne guide Valdostane. Bene egli pareva della loro razza, risoluta e prudente, forte al travaglio e credula al sogno ; sì che nel lavorio della sua mente si intravvedeva talora il riflesso superstite d'un atavico sforzo muscolare. Ma soprattutto risplende nell'arte sua una probità candida e generosa, probità che non è solo la sostanza morale di tutta l'opera, ma pervade e santifica anche la forma, sicché ogni parola che egli sceglie con gusto acceso e con fiera energia ha non soltanto una sua bellezza viva, ma non so che sapore di lealtà schietta e di sincerità coraggiosa.
E d'amore. Pare che egli si affatichi intorno alle sue idee e alle sue figure con una cauta tenerezza paterna; e nel rivestirle ha cura non di sè e del proprio orgoglio, ma della loro vita e della loro sanità. E per alcune più gracili compone periodi che sono soffici e tiepidi; e per altre più valide tempra la frase con un'arma; e per le più dolenti fa scivolare impercettibile tra le paiole della più nuda verità psicologica qualche accento di pietà, qualche occulta promessa di soccorso che gli altri non debbano vedere ma che la creatura sua possa sentire. Noi ci accorgiamo che egli è sempre vigile e protettore attorno ai suoi personaggi; non li abbandona mai; e a chi nel conflitto finale ha torto, prima suggerisce tutte le più umane discolpe che il suo cuore giusto può trovare, poi, nella caduta, offre tutto sè stesso, a compatire, consolare, a redimere, tanto che non c'è opera sua che non significhi o indulgenza generosa o almeno voglia desolata di solidarietà umana.