2 Capitolo terzo
seguita, con minori difficoltà, con opere più remunerative, così che Egli, ragionevolmente, dovette perseverare nell'improbo lavoro.
Ma nelle campagne senesi il male più violento lo colse, e trasportato in quella città a gran pena, parve dovesse morirvi, pur riuscì a vincere anche allora il terribile male, e potè ritornare a Firenze, e le speranze rifiorirono negli animi de* molti che l'avevano caro.
Più volte, negli ultimi giorni di aprile 1897, gli amici trepidanti videro, innanzi alla Porta del Battistero, cogli occhi fissi sulla facciata di Santa Maria,
Luigi Del Moro, tristo e cogitabondo____ Pareva quasi
che Egli volesse imprimersi nella mente, con ogni minimo particolare, l'immagine candida del tempio immortale, come colui che è prossimo a partire per un lungo viaggio, e fissa, dalla finestra aperta, le cose che egli ebbe dilette e famigliari per tanti anni, timoroso, forse, di non rivederle mai più!
Fu nel maggio che l'anemia lo prese più violenta, e poi sopraggiunse la paralisi, e Luigi Del Moro, il 23 giugno, or sono, cinque anni, tra le braccia amorose del fratello suo disperato, tra le lacrime degli amici, moriva dopo atroci sofferenze.
Oh, buono, oh caro, oh grande amico, nella muta oscura tomba, tra gli olezzanti viali del Cimitero del-l'Antella, presso la città che amasti tanto, sotto il candido marmo ove, con rara modestia, volesti che solo fosse inciso il tuo nome, oggi, da questa Livorno, che ti vide nascere, ove prima sentisti nell'anima bella la fiamma dell'Arte che doveva poi ardere così vivida in Te, e consumarti, oggi venga il memore nostro pensiero, e l'eco dei plausi dei tuoi cittadini, che ti vedranno rivivere perpetuo nel bronzo, aleggi festosa sulle fiorite zolle ove giaci!