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renze apparve l'Atene d'Italia. Critici, archeologi, artisti, lottarono senza posa, accanitamente, e agli italiani — e tra' primi m'è grato ricordare un illustre cittadino: Aristide Nardini Despotti Mospignotti, che anche di questi giorni ha pubblicato un mirabile studio sul Battistero o Duomo di S. Giovanni — si unirono gli stranieri, e le gare fra i tricuspidali ed i basilicali sembrava non dovessero aver mai fine, e ad esse partecipò, fino dal 1868, il Del Moro, col Maestro suo, validamente, mentre l'opera, sotto il vigile sguardo e la sapiente direzione loro, progrediva gigante.
Ma il De Fabris fu rapito dalla morte crudele nel 1883, nè potè vedere l'immane lavoro compiuto, nè potè partecipare ai plausi che il mondo dell'arte gli tributò !
Luigi Del Moro, collaboratore di Lui, suo aiuto, e conforto di amarezze inenarrabili, fu chiamato con unanime voto a succedergli, ed egli, animoso, si accinse all'opera.
Il saggio, artistico popolo fiorentino, chiamato solennemente a risolvere se Santa Maria del Fiore dovesse avere coronamento basilicale o tricuspidale, disse volere che la facciata del tempio dedicato alla Regina del Cielo, avesse il coronamento delle prime chiese cristiane, ed allora più febbrilmente furono ripresi i lavori, tanto che il 12 di maggio del 1887 — ventisette anni erano trascorsi dal giorno in cui Vittorio Emanuele aveva posto la prima pietra ! — innanzi ai rappresentanti di tutti i popoli d'Italia, delle pifi grandi Accademie del mondo, del Monarca nostro, di Principi italiani e stranieri, di sovrani dell'arte e del pensiero, celebrandosi il centenario di Donatello, la facciata di Santa Maria del Fiore, appariva superba nella gloria del sole.