Discorsi inaugurali
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quasi una corona civica, a premiarlo di avere con purezza di intenti, con libero volo d'ingegno, con fede generosa, bene operato per l'arte della patria.
E a raccogliere quell'applauso, a reggere quell'alloro, dietro la pallida grazia di Nennele, dietro l'aspra tenacia di Massimo, dietro 1* inerte tristezza di Toramy, urgeva un popolo fantastico di creature sceniche. Fernando coronato di ardimento, e Jolanda riso d'amore giovanile, e Ugo di Monsoprano dalla piuma azzurra sul cimiero, e Amedeo di Savoia con il rosso vestito e il fosco destino, e i Soana, e gli Arundello, e Berta di Noasca e Diana d'Alteno e le due implacabili Bone. Poi, dietro a loro, un flutto di pennacchi, un tumulto di lande, un corruscare di corazze, un balenar d'occhi feroci sotto le barbute sollevate; e su tutti, fiammeggianti e garrenti e crollanti, gli stendardi superbi dati ai soffi tempestosi del Medio Evo. E c'era, tra uomini impetuosi e carnali e crudeli, la dama di Challant, bionda, torbida e perfida, intrisa nel proprio sangue; e dopo tanto ferro e tanta ira, avvezzi al tono d'un pił blando martelliano, Ottavio e Beatrice, miti di gioconde grazie settecentesche. Altri ed altri erano presenti, innumerevoli: ed Emma e Fabrizio pallidi di passione e di tradimento, con l'arsione dei loro baci tetri sulle labbra, e il triste amore pesante come una croce sulla vita taciturna; ed Anna che stringe a sč come un cilicio il suo segreto, e Paolo che con aspre mani disperate lo lacera, ed Elena e Andrea e Bella, e volti convulsi d'amore, e visi striati dall' ironia e dalla malizia, e belle aperte faccie ridenti, a decine, a decine, con il fior della rima sulla bocca, o il sale amaro della veritą, accorsi al convegno della fantasia creatrice dalle Alpi nevose, dai castelli rapaci che hanno anima d'ombra e occhi di feritoia, dalle piccole stanze dove la vita
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