22o Capitolo terzo
bertà agitava il popolo d'Italia, anelante alla integrazione della patria ed alla conquista dei suoi diritti, cosi parlava l'eccelso poeta che noi qui oggi onoriamo: « Io sono fra coloro che fremono al pensiero di Roma, della vetusta e feconda Roma, metropoli di tutte le unità, che ora si accinge a creare, fra le acclamazioni del mondo, l'unità d'Italia.
* Questo nome meraviglioso, questa magica parola, l'Italia, che per tanto tempo ha espresso fra gli uomini la gloria delle armi, il genio della conquista e della civiltà, la grandezza delle lettere, lo splendore delle arti, il duplice dominio della spada e dello spirito, riprenderà il suo sublime significato, per divenire non solo la sintesi di una grande storia morta, ma il simbolo di un gran popolo vivente.
« Per questo risultato altissimo diamo tutte le nostre forze e non dimentichiamo mai che la civiltà umana ha un'ava che si chiama la Grecia, una madre che si chiama l'Italia, una figlia che si chiama Francia».
Ed in queste parole è tutta l'anima, tutto l'affetto dell' immortale Victor Hugo per questa patria nostra, ch'egli additava ai suoi concittadini, dicendo:
« Popoli, amiamoci : per noi Francesi l'Italia è una patria come la Francia stessa, e Parigi, dove vive lo spirito moderno, deve tendere la mano a Roma, ove vive l'anima antica ».
Oh sì ! Nobile e doverosa fu la vostra iniziativa, o signori del Comitato. Altissimo l'onore che io ricevo nell'accogliere qui, su questo Colle, sacro alle grandi memorie, l'effigie del grande Francese, dello strenuo ed ardente difensore della nostra indipendenza.
Per mezzo secolo la voce di quell'Apostolo sublime di ogni causa sublime ci pervenne fraterna e potente d'oltre Alpe, eco costante ai nostri gridi di gioia e di
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