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«____ quando le Potenze, come esse si chiamano, non in-
« tervenivano, un uomo è intervenuto e questo uomo è « una Potenza. Che aveva questo uomo? La sua spada. « Questa spada aveva liberato un popolo, poteva libe-« rame un altro.... »
Oh ! degni di stare insieme nella storia, nelle glorie superne dell'immortalità e nei nostri cuori di Italiani e di Francesi.
Furono i due cavalieri dell'ideale!
Garibaldi correva a liberare gli oppressi, poiché erano concittadini dell'anima sua. Victor Hugo esprimeva le ansie e i dolori dei forti nel silenzio, fossero popoli curvi e frementi nel servaggio, esuli anelanti la dolce patria lontana o miserabili offesi dal fasto prepotente dell'opulenza, in Garibaldi salutando l'arcangelo della redenzione tante volte évocato e atteso.
Il poeta temprava il verso, il guerriero la spada per liberare gli afflitti e gli umili in nome dell'inviolabile dignità umana.
Poemi viventi, incarnazioni dell'ideale, miracoli di sano misticismo nel secolo che vanta le vittorie delle macchine, fecondatrici di capitali, raccostanti i continenti. Quei sognatori, quei mistici fecero ben più: fecondarono e raccostarono i cuori ! Uomini siffatti lavano dall'egoismo le anime dei popoli e quando i tempi sono maturi e le nequizie intollerabili, le inalzano con la loro ispirazione all'epopea, le accendono di eroici furori e compiono gesta meravigliose.
L'apoteosi odierna di Victor Hugo, celebrata in tutto il mondo civile, è segnatamente la festa di famiglia delle due sorelle latine. Tra la Francia e Italia i poeti, gli artisti saranno sempre i migliori e più efficaci interpreti e diplomatici. E quando i dissidi degli interessi male intesi tentassero di nuovo di dividerle,