Discorsi inaugurali
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porge alle rappresentanze amministrative benemerite dell'opera ed alla popolazione di questa veramente italica terra.
Di un Prelato che dopo averlo benedetto, assiste alla inaugurazione di un ponte, eretto ai confini e per la difesa della Patria.
Questo ponte che ho testé bagnato di acqua lustrale per invocare su di esso la protezione divina, sia oggi e sempre sino allo svanir dei secoli un veicolo di progresso e un vincolo di civiltà per la pace dei popoli e la grandezza della mia Patria.
Ma, perchè questo ponte è pure e principalmente destinato a congiungere i forti della nostra valle con quelli dell'Altipiano vicino, per noi esso assurge a baluardo inespugnabile per la sicurezza della Nazione.
Per questa ragione io mi rivolgo di nuovo al Signore con la preghiera dell'umile suo sacerdote e lo invoco in nome mio, in nome di quanti siamo convenuti dalle valli e dai piani italici, lo invoco in nome dei trentasei milioni di nostra razza, in nome del nome del nostro Sovrano, insomma in nome d' Italia tutta, affinchè la benedizione divina, discesa or ora su questo ponte sia mai contaminata da piede nemico, sia mai calpestata da piede straniero.
Voi, o Signore, che siete il Dio degli Eserciti, esaudite la mia preghiera, e qualora si avvicinasse il momento del pericolo, traducete in realtà l'augurio che David fece al popolo ebreo.
Armati di fede in Voi e infiammati di amore per la nostra amata Italia, dieci nostri su questo ponte valgano a respingere cento invasori ; cento ne respingono mille; e mille diecimila, e la vittoria sia nostra! Cosi sia.
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