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Capitolo terzo
dole della gente e la temperie della regione: scure, severe nei paesi dove il clima è rigido fra le brume e le nevi, sfarzose, vivaci nel brio delle tinte accese, là dove cielo e terra si allegrano perennemente nella gloria del sole : xilografie sulle quali rozza ma calda e ingenua altrettanto s'impresse la fede, e amuleti in cui si annida, terribile chimera, la superstizione; insegne di poveri commerci che tuttavia si affidano alla tradizionale facezia paesana, atta forse, solleticando il sorriso, ad aguzzare le voglie degli avventori : ceramiche e stoffe, ed armi ed arnesi per ogni maniera di lavoro, tutto ciò che usci dalle mani del popolo nostro o dettò ad esso la fantasia, o servi ai bisogni della sua vita, ci siamo studiati raccogliere : e da molti di quelli esemplari son da trarre insegnamenti utili alla educazione e alla economia nazionale. Qua l'uno ci avverte di un pregiudizio da combattere, di una mala consuetudine da correggere, là un altro di una industria ignorata da incuorare e diffondere, in cui industrie più recenti e più fortunate, possono rinvenire i germi di vaghezze originali, sopraffatte con offesa del gusto, dalla capricciosa mutazione di modelli forestieri.
Di gioie intime, di palesi miserie della nostra gente gli attestati son qui; vorrei pur dire del suo genio.
Fra i vigneti in germoglio la contadina affida a ritmiche assonanze gli affetti del proprio cuore e vola per le valli, fresco di candore primitivo e come impregnato di profumo agreste, il rispetto: nelle solitudini austere della Sila o dell'Alpe il mandriano inganna gli ozi guardinghi, lavorando col coltello un ramo di faggio, e n'esce il bastone su cui il povero artefice ha col povero strumento intagliato fregi imaginosi, raffigurata talora la pia o eroica leggenda che udì narrare dai vecchi fra tepori del focolare : atavico, inconsapevole, ma indistruttibile senso dell'arte.