Capitolo terzo
E gli italiani meglio conobbero e intesero l'anima umbra dopo che il poeta della patria risorta (') scrisse il canto dell'amore e l'Ode alle Fonti del Clitumno.
Accenna a Byron e Stendhal, innamorati dell' Umbria, e al Lago Trasimeno, che tante memorie suscita dal tempo di Roma fino a noi, e loda la nobile idealità di difenderne le naturali bellezze insieme a quelle delle Cascate di Terni, celebrate dai poeti e dai pittori, come fu difesa la Pineta di Ravenna, dove Dante s'inspirò per il canto XI del Paradiso dedicato all'Umbria, che vive cosi bella e mite nel poema immortale.
Dante e l' Umbria. — In quel canto Dante presenta l'Umbria all'Italia e tesse le lodi di chi fu il grande ispiratore della pittura italiana, S. Francesco, il più originale degli apostoli, che vinceva le battaglie dell'anima con la dolcezza ; che raccoglieva nelle vallate di Assisi migliaia di discepoli ; che trascinava le nuove Clarisse, e fondava la sua filosofia della religione sulla povertà, perchè tanto teneva in alto il sentimento delle cose religiose che non volle e non seppe mai associarlo a compenso. Questo mendico meraviglioso, come lo chiamò Renan, trasse con sè le folle e fu il filosofo che più si allontanò dalla scolastica, che creò tra i suoi seguaci i novatori del Medio Evo come Michele da Cesena e i precursori della Riforma, che conferì a S. Caterina da Siena l'entusiasmo necessario per richiamare a Roma, desolata e deserta, la Corte Pontificia dalla lontana Avignone.
La pittura umbra. — Accenna all'ambiente ove si svolge l'arte di cui oggi Perugia e l'Umbria raccolgono e illustrano i più rari cimeli in una nobile mostra.
L'arte umbra, iniziatasi con le delicate opere dei
(') Giosuè Carducci.