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Capitolo terzo
cietà immensa e solidale, sopra il cui capo il sole non tramonta giammai.
La concorrenza fece miracoli, ma seminò dolori, e quando all'argomento della mente si uni il malvolere, crebbero i mali, ne soffrirono le nazioni, tornarono le barriere più alte e forti di quelle che la libertà economica avesse abbattuto.
Il commercio delle derrate, per le contrattazioni, che sono favorite da tutti i lumi che le Borse ed altri Uffici ed Osservatori possono dare, si fa con rapidità assai maggiore di quella che spinge i piroscafi tra il Pacifico e l'Atlantico. Esso deve dirsi già avvenuto, quando sulle ali del telegrafo si è fatto lo scambio del pensiero, della volontà, della fiducia fra i contraenti. Ma la grande opera non deve esser turbata dall'incertezza, o insidiata dalla mala fede.
Le associazioni, le leghe, i congressi, i giornali non bastano più al desiderio ed alla speranza; è necessaria una forza maggiore e più disciplinata e continua che, giorno per giorno, coordini tutte le manifestazioni di buon volere e di azione al fine supremo della vita moderna.
L'Istituto internazionale di agricoltura potrà essere l'Osservatorio di questo universale movimento di pensiero e di lavoro. Designerà per ogni Stato, per ogni plaga, come Virgilio previde
« . . . . quid quaeque ferat regio, quid ferre recuset »
e cosi risparmierà ai coloni, agli emigranti, agli industriali i tentativi, che fatalmente devono travolgersi in
dolorose sconfitte.
Peserà con la precisione dei meccanici, indicherà con lande automatiche, come su un diagramma approntato per le indicazioni scientifiche, l'enorme quantità