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Capitolo terzo
macchine alleviarono le fatiche dei lavoratori, ma crearono la disoccupazione; la chimica insegnò come si forma, si corregge, si feconda il terreno agrario e si rende rimuneratrice ogni adatta coltura. Ma il libro e la cattedra non sciolsero ancora l'enigma doloroso della povertà per eccesso di produzione.
Una trasformazione maggiore si è operata negli spiriti. I possessori di fondi si vergognano della inerzia; i lavoratori comprendono che l'istruzione è necessità nova di vita, di libertà, di ricchezza.
Prima che si formassero le organizzazioni divise dei lavoratori e dei possessori della terra, gli uni e gli altri erano legati da una societas, fondata su gl' istinti e su gl'interessi comuni, mercè la quale era facile l'armonia fra capitale e lavoro. Molte e varie cause turbarono questa familiare comunione d'_ intendi menti e di opere. Dapprima la scienza denunziò il fallimento della terra, ove i suoi fianchi esausti non fossero ristorati da uno spirito nuovo e da nuovo alimento, ignoti ai geor-gici delle età precedenti. Squillò di poi la diana del moderno diritto, che sollevò i lavoratori alla dignità di supremo valore economico e sociale. I confini si aprirono e le concorrenze. E sorsero nuovi e più gravi problemi. Il grido ed il moto di questo risveglio si propagarono, sebbene lentamente, fra le maggesi, i frutteti e le vigne, nel mentre appunto l'agricoltura si stava profondamente trasformando nei metodi di coltura e nelle ragioni amministrative e giuridiche.
Ma le native caratteristiche non furono sempre e dappertutto cancellate. Anche là dove l'industrialismo è penetrato intimamente nella coltivazione dei campi, sovvertendo le virgiliane abitudini dell'uomo curvo sul. l'aratro o sulla vanga, sostituendo spesso l'acciaio ai muscoli dei coloni e degli animali da lavoro, portando