Discorsi inaugurali
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Cavour, agricoltore prima che uomo di Stato, aveva concepito con romano ardimento, quando volle tagliare nel cuore delle Alpi la strada, che col linguaggio dei fatti dicesse : agricoltori del mondo, unitevi nella fraternità, nella giustizia pia del lavoro ! Vittorio Emanuele III, pensando all'evoluzione dell'idea, teneva l'occhio fisso ad una stella benigna e radiosa; vedeva risplendere nell'azzurro la vittoria alata della cooperazione agraria fra le nazioni ; affrettava colla speranza il ritorno alla terra, la risurrezione del culto di Gea, madre e nutrice imparziale dei lavoratori del mondo :
L'agricoltura è diventata oramai e dappertutto una grande e difficile industria.
Essa non si considera più, neppure nei paesi semibarbari, come l'equivalente dei bisogni particolari di un territorio. Nessun problema delle scienze sperimentali, nessun ardimento della meccanica, nessuna perfezione tecnologica può dirsi cosa straniera alle opere campestri. I fiori, le frutta, le materie tessili, il grano, il vino, gli animali, tutte quante le produzioni agrarie come le stoffe, i mobili, i gioielli, le macchine, recano in sè l'impronta personale di una volontà, di un'attitudine, di una vittoria.
Il capitale ha ceduto di fronte alle ineluttabili necessità del progresso. E ha compiuto il dover suo del dissodare le terre incolte, del risanare le paludose, del richiamare la fecondità, la vegetazione, la coltura dovunque nemiche forze della natura o dall'uomo avessero creato la desolazione, l'infermità, la miseria. Le
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Dall'Ande algenti al Libano, D'Erma all'irta Haiti, Sparsi per tutti i liti, Uni per te di cor!