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Capitolo terzo
Non dissimile fu l'opera educatrice dei Comuni : opera di libertà, di tolleranza, di difesa, di pace; che del merito industriale, delle virtù agricole formò il nuovo codice araldico da sostituire al feudale. Il commercio, la navigazione, la banca, gli equi trattati e le arti essi adoperarono per abbattere le frontiere e per aprire i porti alla civiltà e alla ricchezza, per riempire di loro traffici i più lontani paesi, per cancellare dal lessico e dalla legge la parola straniero.
E il sentimento rimase.
Custode vigilante di questo patrimonio ideale l'Augusto Nipote del Re liberatore, il nostro Re, che aveva, Princeps juventutis, al comando militare, voluto, come nelle legioni romane, i soldati agricoltori, perchè non perdessero l'idealità del lavoro, comprese i bisogni segnalati dal mondo agricolo, la scarsa notizia dei prodotti, la deficiente tutela delle classi volte al lavoro della terra, la mal feconda organizzazione degli scambi internazionali, la scarsa fiducia del credito verso la terra, il desiderio della sincerità, dell'amicizia e della cooperazione nelle relazioni tra gli agricoltori di tutto il mondo. E pensò cercar rimedio al malessere e convocare i rappresentanti degli Stati moderni per gettare le basi di un Istituto internazionale, che potesse unire le menti e i cuori di tutti gli agricoltori nell'alleanza del bene.
Ascoltava Egli la voce, che dall'America lontana, dal grande paese della volontà e dell'energia, gli rivolgeva un cittadino fervente in tale idea, il signor Lubin che ha sentito alitare nella sua patria il soffio spirituale di Beniamino Franklin e di Giorgio Washington.
E riprendeva così il disegno che, sotto gli auspicii del suo grande Avo, l'intelletto sovrano di Camillo