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posto il suggello della fratellanza. Virgilio, che aveva scritto sunt lacrymae rerum, trasferì il sentimento della pietà nel campo chiuso delle competizioni economiche e descrisse la mortalità degli animali e il dolore del Iristis arator di fronte a tanta sventura, in tal maniera, che anche oggidì ci commove a compassione, come fanno le pagine di Omero, di Tucidide, di Lucrezio, del Boccaccio, del Manzoni, quando rappresentano le tragedie delle ecatombi umane.
Uno dei più sapienti naturalisti, uno dei più sagaci agronomi, Caio Plinio Secondo, quando scoppiò la catastrofe del Vesuvio, discese dalla nave ammiraglia di Miseno per andare incontro alla verità o alla morte fino presso all' inesorabile cratere, insegnando per primo alle generazioni ancora non nate la più gloriosa delle morti, la morte per la scienza liberatrice.
E Plinio procedeva, per diretta eredità, da quegli ingegneri etruschi, che all'arte dei campi avevano preposto l'agrimensura e l'idraulica, e precorreva Leonardo da Vinci, l'uomo dalle molte anime, che aveva maturato la mente e data onnipotenza al genio, meditando e sciogliendo i più gravi problemi che si connettono alla quiete ed al movimento delle acque.
I soldati romani furono costruttori e agricoltori.
E i floridi vigneti, che allietano le colline del Reno e le pendici ungheresi, rigerminano dei tralci, che decreti imperiali fecero addomesticare felicemente oltre le regioni privilegiate del vino, che erano Grecia, Italia, Gallia ed Iberia.
L'Impero romano precipitò alla rovina, quando ebbe compiuto l'opera immensa di rendere comuni tra i popoli le arte e le piante, le colture e le industrie agricole, che si piegavano alle varie esigenze di clima, di attitudini, di bisogni.