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Capitolo terzo
l'azione i caratteri nativi di una razza, che fin dal crepuscolo incerto dell'incivilimento ebbe la rivelazione della pace e della felicità, che è data dalla cooperazione dei lavoratori, oltre i confini della tribù, del municipio, della nazione, della repubblica.
Di questa congenita attitudine degl' intelletti e dei cuori a oltrepassare i termini dell'egoismo, ad armonizzare gl'interessi e a piegarsi alla meditazione di doveri sociali, rendono testimonianza decine di secoli.
Dall'estremo lembo d'Italia Pitagora, il filosofo che cercò primo la legge dell'universo nel numero e nell'armonia, manda l'augurio ai vostri lavori.
Alla energia, all'ingegno, alla virtù, alla fede, a tutte le idealità degli spiriti eletti la gran madre latina non serrò le sue porte, giammai. Nessun nume, nessun pensatore, nessun artista, 'nessun martire fu straniero nel Septimontium che si specchia sul Tevere.
Ebbene, questa grande famiglia, che traversò la storia del mondo divulgando con immortale costanza il principio universale della giustizia per gli uomini e per le cose, nel diritto e nell'economia, fu sempre e sopratutto un'associazione di agricoltori. La sua religione, la sua politica, la sua scienza furono materiate di riti, di ammaestramenti, di leggi agrarie. Le sue prime transazioni mercantili con altre genti — che Polibio osservò e raccolse — i suoi primi atti politici furono inspirati dal concetto di rendere facile e spedito lo scambio dei prodotti agrari per terra e per mare; d'imporre con la persuasione o con la forza, il regime della cooperazione economica dell'agricoltura; di propagare la conoscenza delle leggi, delle cerimonie sacre, delle dottrine, delle pratiche, delle piante, degli animali, degli strumenti da lavoro, che appartengono alle opere campestri e garantiscono la letizia e la perennità della vita.