Discorsi inaugurali
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sforzeremo di salvare la italianità in altri, le daremo maggiore vigore e valore in noi stessi.
Noi dobbiamo studiare le leggi dei paesi, nei quali vi hanno nazioni, che contendono il campo alla nostra : e i diritti che ci accordano — e non possono non accordarci — a operare intellettualmente nel mezzo di tutte, usarli. Fonderemo scuole, scriveremo e spanderemo libri, instituiremo librerie, stabiliremo premi, apriremo relazioni, difenderemo interessi legittimi, salveremo diritti. Nella universalità della sua azione e dei suoi intenti, la Società nostra non può avere nessun fine politico; ma essa ha un fine morale, intellettuale, sociale, che impedirebbe, quando si conseguisse, che a un fine politico fosse sottratto il terreno. Giacché ciascun di voi può o non può pensare che tale o tal altra regione, confinante col Regno, deve, prima o poi per circostanze impreviste ora, venire a farne parte: ma come mai potrebbe succedere, se in quella regione la Italianità fosse già tutta spenta?
Animo dunque, e camminiamo. Abbiamo, nel nome che ci siamo assunto, la fiaccola che ci guida. Dante Alighieri, a cui i nostri connazionali del Trentino edificheranno in breve, con provvido pensiero, un monumento in Trento stessa, Dante Alighieri vuol dire quanto ci ha di più gagliardo e di più puro nella intellettualità nostra. Come la luce del suo ingegno irruppe nelle tenebre dei tempi e le illuminò, così noi gli domandiamo che ora rompa le frontiere, e rafforzi il sentimento in tutti quelli che parlano il suo linguaggio ; il suo linguaggio, giacché appena balbutiva prima di lui, e si levò a repentina e non più uguagliata altezza con lui. E il linguaggio è principio e mezzo di ogni azione morale. Se i tempi non richiedevano nè permettevano che egli ponesse alla sua azione lo stesso