Discorsi inaugurali
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via delle scoperte più luminose e che, ingiustamente dimenticati, domandano di essere fatti partecipi di una gloria che è loro.
I Congressi dei dotti dal 1839 al 1847 rivendicarono nomi e glorie che dovevano risplendere nella unità della patria. « Scienza e libertà », ha scritto il Carducci per una lapide che ricorda nella Università di Bologna gli studenti morti combattendo per la patria, — e scienza e libertà come furono congiunte in quel passato, del quale questo Congresso ha ravvivato nobili memorie, lo saranno sempre nell'avvenire.
Ed è inspirandosi appunto ad una alta idealità patriottica e scientifica che il Ministero dell'Istruzione ha condotto a termine la edizione nazionale delle opere di Galilei, che creò la scienza moderna, ed ha iniziato quelle delle opere del Mazzini, che primo vide l'Italia nuova. Sarà di grande conforto l'ordinare, come desidero e spero, anche quella delle opere di Leonardo da Vinci e di Alessandro Volta.
Voi, signori, consci di tanta eredità del passato, guardate sereni ormai all'avvenire, e coll'opera e col-l'ingegno volete riunire gli sforzi, coordinare i movimenti, collegar il lavoro delle scienze, segnar la via maestra al progresso scientifico della nuova Italia. Onore all'impresa vostra.
E qui, nella terra dove Petrarca, ospite, pensò la canzone all'Italia, dove Ariosto scrisse il poema, dove Correggio dipinse, dove Spallanzani (') studiò, dove Romagnosi insegnò il nuovo diritto umano, dove Verdi senti l'amore e il dolore e ne diffuse le divine armonie, siano felici gli auspici.
(') L'abate Lazzaro Spallanzani di Scandiano celebre naturalista (1729-1799).