Discorsi inaugurali
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spesso ripetuti di patria e di Italia i convenuti si alzavano in piedi come davanti al nume ispiratore. E perchè ?
I compilatori della relazione erano così a Marghera, a Vicenza, a Milano : a Messina, a Pastrengo, a Cur-tatone si trovarono gli altri dotti. Chi organizzò il Congresso di Lucca perdette la vita a Curtatone.
Fortunata la scienza, signori, che si posa su tali sentimenti, fortunata la patria che tale scienza alimenta! Fin dal principio essi volevano sotto lo stesso vessillo della scienza camminare insieme al primo cimento dell'italiana civiltà. Dal 1848 al 1859 non più congressi. La scienza italiana è esule e dalle università straniere onora il nome d'Italia.
Negli studi pubblici e privati essa insegna che un'altra idealità deve risorgere più bella della fede, della scienza: la patria; e pubblica « l'Esule» a Parigi per rivendicar le glorie d'Italia.
Queste aurore boreali che consolavano di tratto in tratto la lunga e sospettosa notte della servitù, avevano cambiato paese, ma non erano scomparse.
La satira arguta di Giuseppe Giusti sul Congresso dei dotti, aveva detto il vero : la politica di allora che comprendeva e vedeva, non osava spezzare le file : esigeva però che nei congressi non si parlasse di uomini. Matematica, fisica, meccanica, storia naturale, si quanto bastasse. Per tolleranza fino dall'origine era stata assentita una sezione di agronomia e di tecnologia e in quella si imboscavano, « parlando rado con voce soave » quelli che covavano l'avvenire. E cosi si potè parlare di uomini.
La terra, la justissima tellus di Virgilio, aveva fecondato anche questo germe del bene.
Per tal via i congressi dei dotti italiani discussero