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Capitolo terzo
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Di un presidente (o sindaco, ecc.) nel prender possesso del seggio presidenziale (sindacale, ecc.) (').
Onorevoli colleghi ! Le prime parole per me pronunziate da questo seggio debbono essere intese ad esprimervi quelle grazie, che io so e posso maggiori, per l'onore che a voi piacque, sopra ogni mio merito, di conferirmi, chiamandomi all'ufficio altissimo di presiedere alle vostre deliberazioni.
Soddisfatto questo debito della mia riconoscenza, come potrei non correre tosto col pensiero e col detto a quella dolorosa rimembranza che in quest'ora occupa senza fallo la mente di ciascheduno di noi?
Ciascheduno di noi ripensa con mestizia che l'elezione cui si procedette ieri in quest'aula non prese occasione da alcune delle ordinarie vicende delle nostre funzióni politiche, non da alcun trionfo di uno sopra un altro partito; ma si da subitaneo ed irreparabile effetto di una forza ben altrimenti inesorabile nei suoi trionfi.
Un'acerbissima perdita vedovava non ha guari questo seggio di quell'uomo che i nostri suffragi ripetutamente sentenziarono degno di essere preposto a moderatore delle nostre discussioni, e che per naturale attitudine e per perizia acquistata nel non breve esercizio della
(') Questo discorso fu pronunciato da Urbano Rattazzi nel prendere possesso del seggio presidenziale della Camera dei deputati nella tornata del 12 Maggio 1852. Urbano Rattazzi di Alessandria, figlio di Urbano, medico e patriotta, nato nel 1808 fu uomo di Stato di grande valore, presidente della Camera e presidente dej Consiglio dei Ministri (1867) e Ministro dell'Interno. Mori compianto a Frosinone.