Discorsi per feste pubbliche e private
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tura ; non quella dove riposano, ma il monumento nel quale la loro gloria sarà sempre presente al pensiero quando se ne parli o si tratti di imitarla; la tomba dei grandi- uomini è l'universo intero ».
E noi diciamo rievocando i vèrsi di Leopardi:
Oh giornate del nostro riscatto, oh felici coloro che le videro e non le udirono narrare dall'altrui labbro!
Allora i redentori d'Italia, con qualsiasi nome si chiamassero, somigliavano ai seguaci del cristianesimo primitivo: sacravano al Dio della patria le energie avvivate dal martirio e il nostro risorgimento si educava nelle aure salubri della purezza e del sacrifizio. Quei parlamentari avevano una fede profonda nella libertà, fecondissima altrice di uomini e di atti eletti. Chiari nel pensiero, caldi nei sentimenti, forti nell' indomito carattere, credevano che la volontà costante vincesse l'avversa fortuna, e portando questa persuasione nelle meditazioni e nelle opere, alla tribuna e negli uffici dello Stato, superarono vittoriosi tutte le aspre malignità del destino. Proclamavano da Torino Roma capitale d'Italia con un entusiasmo irriflessivo e creatore dinanzi al mondo attonito di tanta audacia, dinanzi alla Francia avversa, alla Regina d'Inghilterra riluttante, all'Austria ostile, quasi quei nostri parlamentari presentissero i tragici avvenimenti vicini e le catastrofi più inattese occorrenti a porre a effetto quella loro deliberazione, la quale fu l'atto maggiore della storia contemporanea, sciolse il voto dei secoli e di Dante padre.
...oh viva, oh viva: Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
La proclamazione di Roma capitale.