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Capitolo terzo
la libertà d'Italia; ed evocava quella schiera di uomini noti ed ignoti che, sottraendosi alle persecuzioni, trovavano nelle vostre città ospitali, nei vostri villaggi, colla sicurezza della vita, la libertà della parola e dell'azione.
(L'oratore a questo punto ricorda Mazzini e Cattaneo) ('). -
Signori ! Mercè la libertà accordata dai vostri padri agli apostoli ed ai militi di quella Italia che ancora non era realtà politica, le speranze nella redenzione nostra non vennero mai meno per noi ; la vostra libertà fu condizione alla nostra; l'ospitalità che voi deste ai nostri padri, legò per sempre il cuore del popolo italiano al cuore del popolo svizzero.
Consentite che da questi ricordi di un passato che non potrà cancellarsi giammai, tragga un augurio; un augurio che è nei nostri sentimenti, come nelle nostre idealità. E qui la mia parola, o Signori, è la eco della parola augusta del nostro Re, che pochi giorni or sono, al cospetto della grande opera del Sempione, augurava un più civile e felice avvenire alle genti umane.
(Dopo aver salutato le glorie della Confederazione elvetica, come elemento di pace nel mondo, concluse) :
Io saluto, signori, la felice riuscita dei propositi dei Governi, e degli sforzi della diplomazia a favore della pace ; saluto il coronamento della volontà dei popoli ;
(') Carlo Cattaneo (1801-1869Ì di Milano, discepolo prediletto di Romagnosi, fu il veggente della economia politica, storico, filosofo, letterato profondo. Ai suoi scritti tolse l'unità sistematica l'operosità battagliera del Cattaneo, nella cui mente l'idea patriottica fu tormentata e traviata dalla fissazione federalistica. Nel 1848 fece parte del governo provvisorio di Lombardia; poi si ridusse a Lugano e nel 1860 tentò di persuadere Garibaldi di non proclamare l'annessione di Napoli. Malgrado ciò, amò profondamente la sua Italia.