Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      LIBRO SESTO
      «in un silo molto acquosonon molto ben edili « cala
      nč piacevole con questo che per mezzo delle « vie corra un fiumicello per nettarla dalle lordure... « Qui si parla ordinariamente francese e paiono « tutti molto divoti alla Francia. La lingua popoli lesca č una lingua che non ha quasi altro che la « pronuncia italiana. 11 restante sono parole delle « nostre (1) >7.
      Riducendo il fiumicello alle proporzioni d'un piccolo rivoe la stessa diminuzione introducendo nella divozione alla Francia (2); notando che il dialetto Piemontese č ricco di vocaboli Italiani
      e che alquanti ne ha derivati dal latinodal greco
      dallo spagnuoloe da radici teutoniche
      il giudicio di Montaigne non era tanto fallace.
      Verso i medesimi tempi Giulio Cesare Scaligero chiamava i Torinesi gente lietafestiva
      data alle danzeche non si piglia pensierr del domani ; d'ingegno naturalmente acuto
      ma neghittosomagnifica ne' suoi concetti piucchč le forze noi consentano; felice pel novello Marte
      e pei progressi guerrieri (5).
      Pietro Le Monnier
      notaio e borghese della cittą di Lilla
      vi venne nel 1609. Egli ne dice assai poco : K nella quale cittą č la corte e residenza ordinaria del duca di Savoia principe del detto paese clic ha il suo palazzo molto Superbo (il palazzo vecchioar-rhitettura del Vitto/zi) accanto alla bella chiesa dj San Giovanni che č la principale della cittą
      e di


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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