Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      CAPO SESTO 445
      Il Murlola correa pericolo della forca se lo stesso Marini non si fosse reso intercessore per cpiello sciaguratoil quale recossi poscia a Roma dove fu adoperato in varii governi; forse perchè all'eia ferrigna non ripugnavano uomini capaci di spedienti risoluti e terminativi.
      Si consolava il Marini d'aver fuggita la mortecantando :
      Pensò forse il fellon quando m'offese Per atto tal di migliorar venturaE con la voce del ferrato arnese D' acquistar grido appo 1' età ventura. Sperò col lampo che la polve accese Di rischiarar la sua memoria oscura
      E fatto dalla rabbia audace e forteSi volse immortalar con la mia morte.
      Ma col Murlola non s'erano allontanati da Torino tutti i nemici del poeta. Altezza d'ingegnoe libertà di favella bastavano a procacciargliene un nugolo in qualsivoglia corte
      anche la meglio ordinata; e tanto più da temersi in quantochò occulti ed usi a saettar nelle tenebre. Marini avea composto a Napoli nella sua prima giovinezzae prima quasi che cominciasse a risuonargli all'orecchio il nome di Carlo Ernmanuele
      un poema satirico intitolato la Cuccagna
      in cui trafiggeva coll'usata mordacità i vizi veri o supposti dei grandi che avean maneggio d'affari o


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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