Storia di Torino di Luigi Cibrario

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      CAPO SETTIMO
      -255
      Aprivansi esse nel mastio delle fortezzenelle torri
      ne'sotterraneisotto »i fossi dei castelli
      e porta\an nomi cheora panatimi fatti por dileggio de' rincluusi
      ora ricordavano la posizione della prigioneora l'antica desthazion della stanza.
      Nel castello di Miolans
      che fucome il forte di Ceva
      prigion di stato a' tempi di Vilio.io Amedeo utdue prigioni poste in allo
      chiamavansi Paradiso-
      due altre Speranza
      una Tesoro
      una Purgatorio Il carcere infer. *re amidoInferno.
      A Miraboc i rei di morte si ponevano in una cisternadove
      scindeva il comandantenon ponno vivere più di 15 giorni ' !
      Le prigioni del forte di Ceva cltiamavansi Saviezza
      SperanzaCostanza
      Pazienza e Penitenza.
      A Bard v'era una camera chiamata V Olla
      scavata nella rocca fatta a guisa di pozzodove penetrava qualche poco d'acqua ne' tempi piovosi
      e con una corda oppure scala a mano si calavano i prigionieriNel castello d'Acqui le carceri avean nonli meno agevol a comprendersi
      L'una era detta la Dormia
      l'altra Seamuzzone. Ma torniamo a più liete memcrie.
      Nell'isola che segue a diritta è un bel palazzo de'conti Solaro della Chiusa
      che ora appartiene a Sua Eccellenza il conte Solaro della Margarita
      mi nislro e primo segretario di Stalo per gli affar. esteri Bello
      diconon per ornamenti esteriori
      ma per l'interna eleganza. Fu restaurato dal conte Alfieri. In


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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana
1846 pagine 775

   

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