Storia di Roma di Ettore Pais

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      CONCLUSIONI. I DATI DELLA TRADIZIONE E LA REALTÀ STORICA. 623
      plicano i medesimi motivi che si riferiscono al tempo di Romolo e dei re, al principio della repubblica, ovvero al tempo del decemvirato. I Sabini si dicono domati dai re, come nei primi anni della repubblica, e nel 449 a C., allo stesso modo che a Romolo, a Ninna, ed a Servio Tullio si attribuisce quel complesso di leggi, che ricompaiono al tempo di lunio Bruto, del Publicola e del decemvirato. Come i Claudi si fanno giungere al tempo di Tito Tazio, ovvero nel 504 a. C., così sotto i re, ovvero verso il 509, o nel 449 ricompaiono su per giìi le stesse gesta dei Valeri e degli Orazi; e similmente si rammenta tre volte l'invasione degli Etruschi con Mesenzio, con Tarquinio Prisco o con Mastarna, e con Porsenna; così inline tre volte ricompare il mito ardeatino di Lavinia, di Lucrezia e di Verginia. Per conseguire maggiore varietà si sdoppiano le stesse figure. Le vetustissime gesta dei Valeri ora si attribuiscono al Publicola, ora al fratello di lui, come discorrendo dei Quinzi, i medesimi fatti ora sono rammentati a proposito di L. Cincinnato, ora di T. Capitolino. Dal lato della storia esterna non si procede diversamente che da quello della costituzionale; e in breve si agisce con quello stesso principio con cui gli Ateniesi e gli Spartani, mirando del pari ad avere una storia più vetusta o più antichi diritti rispetto ai popoli vicini, duplicarono e anticiparono o la lista dei loro magistrati o la conquista del Peloponneso.
      Chi le vicende romane non studi isolatamente ma confronti con la storia sincera ed autentica delle stirpi greche, e particolarmente con quelle che non solo incivilirono le coste dell'Italia Meridionale e della Sicilia, ma che furono anche maestre alle stirpi dell'Italia centrale, riconosce agevolmente come sia assurdo ammettere che l'annalistica latina, sorta in età così recente, e sotto l'impulso della storiografia siceliota e italiota, fosse in grado di raccontare così diffusamente quelle gesta che tradiscono invece assai chiaramente la posteriore falsificazione. Chi, allo stato attuale della critica, accettasse come vere tali narrazioni non dovrebbe negar fede ai cronisti fiorentini allorché favoleggiavano dei Troiani, di Fiesole, e di Roma n^Ma se rispetto al secolo V nessun storico greco e nessun annalista romano poteva narrare tali pseudo avveni-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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