Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica della leggenda di spurio cassio.
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      mento tenuto anche a proposito del patricio Menenio Agrippa, il quale non è diverso del popolare tribuno del 410 a. C. l'autore di una legge agraria, per cui il suo nome diventa oltremodo grato alla plebe, che però patisce la repulsa allorché chiede il consolato; e costui come diremo fra poco, è lo stesso personaggio che viene fatto console negli anni 440 e 439 a. C. (') La tradizione che Cassio fosse stato un tribuno della plebe anziché un console, non ha essa stessa un grande valore, dacché la legge del bruciar vivi i tribuni della plebe, secondo altre versioni, non figura prima della rivoluzione che rovescia il governo decemvirale. (') Tuttavia la seconda versione su Spurio Cassio ha almeno il merito di presentarci i Cassi quale una gente plebea, come realmente era. Fatta eccezione per il pseudo console di cui qui parliamo, in nessun' altra occasione si parla infatti di un Cassio patricio, alla stessa maniera che, fatta eccezione del leggendario Bruto, a noi non è pervenuto alcun ricordo di Iunl patrici. (') Parrebbe più naturale e consentaneo a tutta l'indole di questo periodo della storia romana l'ammettere che i plebei Cassi a
      (') Liv. IV, 53, 12 " Meneni celebre uomen laudibus fuit ciun ad omneu meutionem tribuni favor circumstantis populi plausuque et adsensu cum voci-bus militum certarct cet. „ Che il patricio Menenio Agrippa del 494 fosse di origine plebea è detto espressamente da Livio, II, 32, 8. Su ciò v. i mici elenchi delle genti patricie, dei consoli e dei tribuni, o Diod. XII, 25; cfr. Liv. Ili, 55.
      II cognome di Viscellinus attribuito a Cassio va forse messo in rapporto con il monte Vecilio ricordato da Livio, III, 50, che pare si trovasse vicino all'Algido (cfr. Diod. XII, 21. Dion. Hal. XI, 40; vale a dire non molto lungi da Tusculo; ma va pure osservato che il nome si ritrova anche altrove. Dionisio, III, 34, ricorda infatti una gente Vecilia di Lavinio e questo nome parrebbe diffuso fra tutte le genti italiche. Una citta detta Vescelliuni è ricordata fra gli Irpini da Livio. XXIIf, 27, 12, e nella irpina Compsa troviamo il culti» di Giove Vicilino, Liv. XXIV, 44, 8. Ad ogni modo esso va messo nella categoria dei cognomi del genere di Coriolanus.
      Che ai figli di Spurio Cassio fosse concesso di vivere a Roma è detto da Dionisio, Vili, 79 sq. I plebei Cassi arrivarono al consolato solo nel 171 a. C. La creazione di un patricio Cassio è in tutto degna degli antenati di quel Cassio che propose la legge * de plebeiis in patricios adlegendis, F Tac. ann. XI, 25. Che sulla antichità del casato dei Cassi si discutesse pare si possa ricavare dagli Sch. Bob. p. 204 ad Cic. prò Piane. 24. 58.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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